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Al teatro Nuovo Giovanni da Udine, il 29 novembre, è stata messa in scena la prima dello spettacolo di danza “Morte a Venezia” di Valentina Turcu, tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Mann. A giudicare dal fragore degli applausi, la creazione avrà sicuramente seguito: come si poteva rimanere impassibili dinanzi all’Angelo della Morte? I passi a tratti misurati e a tratti scatenati, la figura alta e aitante, unita a un volto diabolico e sensuale, hanno reso questo carattere maestoso e affascinante. Di fronte alla Morte (Sytze Jan Luske) Gustav ingaggia una lotta impari: lei è travolgente, lui sottomesso, lei forte e sicura, lui indeciso.

Morte a Venezia - credits

Morte a Venezia – credits

Si apre il sipario. Gustav von Aschenbach (Anton Bogov), poeta viennese, è tormentato dalla Musa della poesia (Jelena Lečić). Essa è infatti costantemente avvinghiata a lui: ora lo insegue lo abbraccia e lo stuzzica, ora gli si appoggia alla schiena come un fardello. Per trovare un po’ di pace il poeta si sente costretto a viaggiare: la meta è Venezia. Il viaggio avverrà sotto l’egida della Morte: invocandola, il poeta si auspica che possa agire come misura del limite entro cui realizzare e concentrare la propria potenza creatrice. Ma giunto a Venezia, all’”hotel del Lido”, Gustav si sente a disagio: tutti gli ospiti danzano allegri e in armonia con gli altri, condividendo con i propri cellulari i momenti più belli, mentre lui danza da solo, estraneo al clima di serenità e spensieratezza. La sua permanenza rimane monotona e triste, fino a quando non compare tra gli ospiti Tadzio (Jan Trninič), un ragazzo di cui il poeta si innamorerà, venuto al lido insieme alla madre e alle tre sorelle. Nel generale clima di festa anche Bella, (Olesja Hartmann Marin) una vedova in vacanza per alleviare il dolore della scomparsa del marito, rimane in disparte, osservando lo struggimento di Gustav per un amore impossibile da realizzare, vista la giovane età di Tadzio. Lo scenario cambia: ora tutti sono in costume da bagno e, mentre le donne postano le loro storie sui social e gli uomini giocano a calcio sulla spiaggia, il poeta e il ragazzo si incrociano accidentalmente. I movimenti dei due ballerini diventano più lenti, in questo breve istante lo sguardo di Gustav condensa tutta la passione in risposta a una occhiata ingenua e curiosa del ragazzo. All’improvviso tra gli ospiti si leva lo spauracchio del colera: a Venezia si è diffusa l’epidemia. Il poeta tenta di fuggire, ma la Morte lo blocca e le note di Mahler (leitmotiv musicale di tutta la rappresentazione) cedono il posto a “Nothing’s Gonna Hurt You Baby” dei “Cigarettes After Sex”. Porgendo il cellulare al poeta per riprendersi, essa inizia una danza affascinante e fatale. Gustav rimane incantato dal ballo sensuale e narcisistico, enfatizzato da uno schermo che riproduce i suoi medesimi passi. Questi movimenti dolci e sinuosi segnano la trasformazione della Morte in Eros. La danza evoca così nel poeta l’istinto della passione amorosa, che lo trattiene dal partire. In seguito, dopo una notte agitata da sogni, infestati da presenze inquietanti, egli si risveglia con i sintomi del colera: inizia il conto alla rovescia. Il giorno stesso, gli ospiti dell’albergo organizzano una festa a cui partecipa la Morte con le sembianze di Dioniso, per propiziare i festeggiamenti. Una volta tolta la maschera, Thanatos semina i germi del colera. Da questa ecatombe rimane indenne Tadzio che, dalla spiaggia del lido, sembra salutare da lontano il povero poeta, il quale, accortosi del gesto, felicemente si abbandona alle braccia della Morte.

 

 

L’adattamento dell’opera di Mann è pienamente riuscito: oltre alla scelta delle musiche (il compositore più ricorrente è stato certamente Mahler, però sono stati adottati anche due brani contemporanei, come si è già detto: “Nothing’s Gonna Hurt You Baby” e verso la fine “Angel” dei “Massive Attack”), dei costumi e delle scenografie, che non hanno spostato lo spettatore di un centimetro nella linea del tempo, anche il tema sviluppato è più che mai attuale: la solitudine. Questa tematica era già stata affrontata dallo scrittore, ma, se per questo ultimo era da ricondurre al “modus vivendi” degli artisti bohémiens, la coreografa Valentina Turcu estende tale sentimento a un’intera generazione, cresciuta nell’epoca del narcisismo esasperato dei “selfie” e dei “tweet”. Valentina Turcu ha lasciato alla Morte il compito di condensare il narcisismo, nella fattispecie: durante la metamorfosi da Thanatos a Eros, la Morte si autocompiace davanti alla fotocamera tenuta da Gustav e, per rendere più intenso questo piacere, lo schermo alle spalle ingrandisce le sue fattezze in modo tale da evidenziare la “pulsione scopica”, cioè il desiderio di apparire e dominare attraverso una videocamera. Gustav invece è rimasto sempre ai margini perché inadatto ad allinearsi alle tendenze edonistiche degli altri ospiti, dato il carattere contemplativo e meditabondo, sempre alla ricerca e al vagheggiamento della bellezza, che lo escludono dalla frenesia e dalle frivolezze.

Di seguito riportiamo la playlist dello spettacolo:

Gustav Mahler: Allegro maestoso – Totenfeier, prvi stavek iz Simfonije št. 2 v c-molu, »Vstajenjska«
Festivalski orkester iz Luzerna, dirigent Claudio Abbado
© Deutsche Grammophon GmbH, Berlin 2004

Gustav Mahler: Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen, tretji stavek iz Simfonije št. 1 v D-duru
Berlinska filharmonija, dirigent Claudio Abbado
© Deutsche Grammophon GmbH, Berlin 1991

Gustav Mahler: Stürmisch bewegt, četrti stavek iz Simfonije št. 1 v D-duru
Berlinska filharmonija, dirigent Claudio Abbado
© Deutsche Grammophon GmbH, Berlin 1991

Gustav Mahler: Ruhevoll, poco adagio, tretji stavek iz Simfonije št. 4 v G-duru
Berlinska filharmonija, dirigent Claudio Abbado
© Deutsche Grammophon GmbH, Berlin 2005

Cigarettes After Sex: Nothing’s Gonna Hurt You Baby, album I.
© Partisan Records, New York 2012

Gustav Mahler: Adagietto, četrti stavek iz Simfonije št. 5 v cis-molu
Berlinska filharmonija, dirigent Claudio Abbado
© Deutsche Grammophon GmbH, Berlin 1993

Gustav Mahler, Deryck Cooke: Finale: Langsam, schwer, peti stavek iz Simfonije št. 10
Filadelfijski simfonični orkester, dirigent James Levine
© Sony Music Entertainment, 1981

Massive Attack: Angel, album Mezzanine
© Virgin Records, London 1998

Gustav Mahler: Langsam – Ruhevoll – Empfunden, šesti stavek iz Simfonije št. 3 v d-molu
Berlinska filharmonija, dirigent Claudio Abbado
© Deutsche Grammophon GmbH, Berlin 1999

 

Articolo di Gabriele Duria