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LAIKA, UN VIAGGIO TRA VOLTI DI PERIFERIA, UNIVERSI SIDERALI E BICCHIERI DI SAMBUCA

Ascanio Celestini nello spettacolo Laika (tenutosi a Udine il 20 febbraio 2016)

Ascanio Celestini via

E in principio fu Dio. Poi, subito dopo, venne un bicchiere di sambuca, un barbone fuori dal supermercato, un altro bicchiere di sambuca e una prostituta, un’anziana signora che aveva scordato il presente, i magazzinieri che scioperavano nella borgata romana. Una favola al limite, marginale, una lunga storia, fatta di incontri e di bar scalcagnati, ambientata in uno spazio abituale, consumato dalla sua quotidianità.
Nel suo ultimo spettacolo “Laika”, andato in scena venerdì sera al Teatro Palamostre di Udine all’interno della stagione del CSS Teatro stabile di innovazione FVG,  Ascanio Celestini veste i panni di una sorta di Gesù di periferia, un santone esistenzialista, profeta dei discorsi da bar e delle grandi bevute, resuscitato per portare sulla terra un nuovo vangelo laico fatto di volti, persone dimenticate.

Un Gesù che non è mai stato così umano, una costante prospettiva sincera che ci mostra una realtà quotidiana, quella di tutte le persone costrette a vivere come degli emarginati da qualche parte nelle grandi periferie cittadine, che molto spesso sfugge, non viene considerata. Un messaggio resuscitato, un’invettiva disperata e coraggiosa rivolta a tutti quanti, nessuno escluso, per fare in modo che finalmente si abbia la forza per prendere posizione, accettare la realtà e denunciarla laddove essa diventa sopruso e violenza.

Accompagnato solamente da una scenografia scarna ed elementare e dal suono amichevole di una fisarmonica suonata da Gianluca Casadei, Ascanio Celestini porta in scena una narrazione che si sviluppa sotto forma di parabole pronunciate con la stanchezza di chi ha faticato tutto il giorno, esposte con una franchezza e una semplicità da farle sembrare delle canzonette popolari, delle ballate da giorni di festa. Una vera e propria indagine fatta sulle persone, dando voce a tutta quella gente che si incontra spesso agli angoli delle strade e che, solitamente, si ignora senza vergogna, a quegli angeli delle periferie che vengono normalmente definiti come ultimi, gli esclusi, un invito emotivamente forte a cambiare prospettiva e punti di riferimento, a non stabilire a priori chi o quale sia il centro, inteso sia come luogo fisico ma anche come identità, ma piuttosto riflettere, domandarsi.

Ascanio Celestini porta in scena una narrazione che si sviluppa sotto forma di parabole

E infine, perché il titolo Laika? Per ricordare, per non dimenticare che parecchi anni fa, quando venne lanciato lo Sputnik, per qualche giorno l’essere vivente più vicino all’ipotetico Dio fu proprio una cagnetta, Laika, un animale umile, per non scordare che anche le persone, seppur trattate come cani e bastonate, devono avere la forza di gridare, di farsi sentire e di essere supportati nel loro rivoltarsi.

Recensione di Carlo Selan (twitter: @selancarlo blog: Periferie) Questo articolo compare anche sul blog Tx2teatri LAIKA: UN GESÙ ESISTENZIALISTA, PROFETA DEI DISCORSI DA BAR E DEI BICCHIERI DI SAMBUCA