Tempo di lettura: 3 minuti

La potremmo chiamare “estetica del fallimento”: è la glitch music, un sottogenere della musica elettronica che fa la sua comparsa sulla scena musicale intorno alla metà degli anni Novanta.
Più propriamente i glitch sono disturbi di breve durata che si manifestano sotto forma di impulsi teletrasmessi e generalmente sono causati da errori improvvisi di sistema. Attraverso l’utilizzo di apparecchi digitali, errori di questo genere vengono trasformati in vere e proprie sonorità anticonvenzionali.
In questo universo avveniristico si muove l’arte di Ryoji Ikeda che, contando collaborazioni di rilievo con artisti del calibro di Alva Noto, è annoverato tra le figure di spicco nel panorama dell’abstract techno.

Ryoji Ikeda

Concerto del 3 novembre al Teatro Palamostre di Udine per Free Music Impulse

E’ attraverso una sapiente rielaborazione di suoni digitali, algoritmi e calcoli informatici che la sua ricerca approfondisce il rapporto fra arte e tecnologia. Sua è la ricerca sulla dicotomia fra “sound of data” e “data of sound” culminata nella realizzazione di Datamatics: una Trilogia composta da 3 album, inaugurata dapprima con Dataplex (2005), seguita da Test Pattern (2008) e terminata con Supercodex (2013) con cui l’artista nipponico porta a compimento uno studio approfondito sul suono e sulle sue variabili.
L’intento è quello di realizzare una vera e propria matematica del suono capace di trasformare, attraverso principi di calcolo, una serie di algoritmi in strumenti espressivi.
Dopo l’uscita di 8 album nell’arco di una carriera più che ventennale, numerose performance e installazioni – celebre “Test Pattern” presso la Time Square di New York nel 2014 – la rassegna “FORMA- Free Music Impulse, grazie al contributo di Hybrida Space, ne ha celebrato l’arte visionaria in un personale live set – il 3 novembre – presso il Teatro Palamostre.  Ad anticipare l’esibizione di Ryoji Ikeda si succedono la performance del duo berlinese Mikomikona, conosciuto per una sapiente sperimentazione sui cambiamenti fisici del suono e lo spettacolo audiovisivo del compositore francese Kassel Jaeger, pseudonimo di Francois J. Bonnet, una fra le personalità più rappresentative dell’avant-guarde.

Ryoji Ikeda

Ryoji Ikeda, foto di “Test pattern, Time Square (NY), 2014

La spettacolarità visiva dell’esibizione di Ikeda penetra lo spettatore in un mondo parallelo, multisensoriale composto da geometrie multimediali e contrastanti pattern in bianco e nero.
La complementarietà di suoni e immagini proietta lo spettatore in una sorta di mondo cibernetico, laddove i break delle casse, figurano come la perfetta trasposizione delle diverse percezioni del pubblico in sala.
La performance, animata sicuramente da spettacolari grafiche e da sfondi che ricordano il malfunzionamento di monitor, si riassume in una sorta di favola industrial-noise, potenzialmente senza un futuro delineato ma sicuramente distorto.

Ryoji Ikeda

http://data.tomonaga.webfactional.com/static/ri_web/work/concert-testpattern-2.jpg

Per l’intera durata dell’esibizione i diversi stati d’animo che si susseguono, spingono lo spettatore a scavare nel proprio immaginario, come a voler separare la mente da una temporalità percepibile e permettendo in questo modo che pensieri e rappresentazioni si coniughino perfettamente.
Sembra quasi di essere catapultati in una sorta di “mondo dello scripting”, governato dalla precisione della matematica in cui fanno la loro comparsa codici alfanumerici e alfabeti informatici; in questo universo senza tempo pare che ogni azione umana non possegga più un significato distinguibile ma che, per contro, si avverta come un codice informatico, una sorta di Error 404.

Ryoji Ikeda

Concerto del 3 novembre al Teatro Palamostre di Udine per Free Music Impulse

Appena il concerto termina, l’artista giapponese fugge immediatamente dal palco: non alza lo sguardo, non si lascia coinvolgere dal clamore del pubblico. Quelle sonorità artificiali vibrano ancora in lui: è come se avesse plasmato un cyber-mondo a sua immagine e somiglianza.

Articolo a cura di Chiara Tomè e Riccardo Del Fabbro