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Il Cerchio” di Dave Eggers è uno dei romanzi che, assieme “Storia d’Amore Vera e Supertriste” di Gary Shteyngart, sta cercando di interpretare la direzione che la società sta prendendo con l’utilizzo intensivo dei nuovi mezzi di comunicazione. Come i predecessori illustri, “1984” di George Orwell e “Il Mondo Nuovo” di Aldous Huxley, Il Cerchio ci pone di fronte ad un’estremizzazione della realtà attuale che questa volta viene letta attraverso il recente sconvolgimento dato dai social network, strumenti che cambiano le modalità di interazione tra gli esseri umani ridefinendoli come specie.
Presto vedremo la trasposizione del romanzo sul grande schermo con Emma Watson, Tom Hanks, Karen Gillan e John Boyega, nel frattempo ecco la recensione del romanzo:

Il Cerchio, The Circle Dave Eggers.

Copertina della versione italiana de “Il Cerchio”. Edizione Mondadori.

Il romanzo racconta della storia di Mae, neoassunta presso l’azienda più florida e in crescita del momento: Circle. Una società capace di aver assommato a sé in breve tempo tutte le principali aziende tecnologiche, quali Facebook, Google, Twitter e altre ancora. Ciò ne fa un’azienda in costante evoluzione, sempre pronta a lanciare il confine ultimo del progresso qualche metro più in là, dettando i tempi dell’evoluzione sociale e individuale. Circle, infatti, riesce in pochissimo tempo a inglobare e travolgere la società tutta, convogliando al suo interno il principale flusso del mercato, della politica e dell’integrazione tra individui. Il tutto, però, tocca esasperati livelli di estremismo: gli individui comunicano qualsiasi minimo loro pensiero all’interno dei canali aziendali, aspettandosi un costante feedback dagli altri utenti. É il trionfo della dipendenza sociale, dell’affermazione della propria identità in dipendenza dal riconoscimento degli altri: in assenza del feedback desiderato, scatta un’ansia compulsiva e una serie di emozioni che evidenziano la totale insicurezza dell’individuo, la cui vita dipende sempre più dal flusso del suo profilo TruYou. Un vero e proprio cerchio che, con il dichiarato scopo di risolvere ogni problema umano, finirà invece per soffocare il pensiero anche della stessa protagonista Mae, inizialmente libera da ogni condizionamento, poi sempre più integrata nell’azienda.

Fare carriera all’interno di Circle sembra quasi richiedere una fusione sempre maggiore con l’azienda

Fare carriera all’interno di Circle sembra quasi richiedere una fusione sempre maggiore con l’azienda: per salire di livello gerarchico la vita del dipendente deve fondersi costantemente con l’obiettivo ultimo della società, fino al livello di sacrificare la propria vita intima e sociale. Ci si dimentica di vivere per sé stessi e per sentirsi realizzati si finisce a vivere per Circle. Si tratta di un atteggiamento che origina da un processo di identificazione abilmente imposto e trasmesso dai tre saggi ai manager loro sottoposti e da questi ai loro dipendenti neoassunti. Si finisce per pensare illusoriamente di vivere la propria vita in maniera completa, quando invece si venta a tempo pieno “schiavi” di questa nuova dittatura aziendale e sociale.

la privacy diventa un virus da debellare e la trasparenza il vaccino

Il romanzo, ricalcando le orme già tracciate da George Orwell in “1984”, prospetta quindi una società futura non molto lontana dai giorni nostri, dove la privacy diventa un virus da debellare e la trasparenza il vaccino. Curioso che ad essere realmente trasparenti siano tutti fuorché i 3 Saggi, titolari della società. Ma la trasparenza diventa in realtà un riflesso in cui tutto diviene visibile e al contempo inutile, emblema di una noia esistenziale che spinge ogni utente a illudersi di avere una vita interessante grazie alla condivisione dei propri zing. Quanto Circle cresce, tanto più si amplifica il vuoto nelle persone che ne sono coinvolte.

Eggers vuole così evidenziare il problema del “nuovo” atteggiamento ideologico che è lui stesso a definire come “infocomunismo

Eggers vuole così evidenziare il problema del “nuovo” atteggiamento ideologico che è lui stesso a definire come “infocomunismo”: un’ideologia che non ha nulla di innovativo rispetto alle ideologie del ventesimo secolo e con le quali condivide illusioni e difetti, con l’unica differenza che al partito si sostituisce l’azienda. E anche in questo il romanzo sembra essere non troppo futuristico, visto il ruolo sempre più rilevante delle lobby nell’attuale sistema politico. Il romanzo offre diversi spunti che spaziano dall’attualità all’organizzazione aziendale, proiettando un fascio di luce su una dinamica molto attuale. Basti pensare al modo in cui le grandi aziende quali Facebook, Google o Apple cerchino di conquistare il commitment e l’identificazione dei propri dipendenti, se non anche dei propri clienti.

Apple campus cirlce eggers

Rendering dell’ Apple Campus 2, attualmente in costruzione.

Molto emblematico è il caso di Apple e del suo nuovo campus che prossimamente sarà terminato: la sua forma è proprio quella di un cerchio e le prime dichiarazioni fanno presagire un futuro analogo a quello di Circle, almeno dal punto di vista dell’identificazione e del commitment dei dipendenti.

É chiaro che la situazione dipinta da Eggers vuole essere iperbolica. In realtà è proprio questa iperbole che offre la possibilità di comprendere l’importanza che alle volte la ricerca della maggiore produttività realizza una vera e propria chiusura dal mondo. Talvolta la produttività dell’azienda assorbe quasi totalmente le vite dei propri dipendenti: integrare le loro vite all’interno del lavoro è una utile pratica per aumentarne la produzione e il commitment, ma bisogna stare attenti che ciò non superi normali livelli di equilibrio umano. É necessario conservare una privacy del dipendente dall’ambito lavorativo; non tutto, infatti, può essere integrato e trasparente. La privacy non è un furto, ma è una ricchezza se misurata e ponderata opportunamente. Allo stesso modo è essenziale ridare tempo ai dipendenti di vivere anche per loro stessi, non solo per il lavoro. La vita è senza dubbio anche altro dal lavoro, e si arricchisce proprio se coltivata anche fuori dall’azienda.

In definitiva si tratta di ponderare sempre ogni cosa, anche in ambito aziendale: si deve ricercare un equilibrio tra commitment, privacy, identificazione e realizzazione del sé.
Siamo in costante oscillazione, come un pendolo che dondola da un estremo all’altro. Ciò che si può tentare di fare è ridurre l’ampiezza dell’oscillazione per stare il più vicino possibile al punto di equilibrio.