Dujak

Studio etno-fotografico sul multiculturalismo di confine in Friuli Venezia Giulia

Nel corso del progetto, l’impostazione inizialmente orientata a una catalogazione documentaria è stata ampliata a un approccio integrato, in grado di valorizzare il patrimonio materiale e immateriale attraverso il confronto tra archivi istituzionali, raccolte museali e memoria orale.

La metodologia adottata per Dujak si è basata su un approccio interdisciplinare che integra ricerca storica, indagine etnografica e produzione artistica.

Il punto di partenza è stato lo studio di documenti d’archivio, sia istituzionali (Biblioteca Centrale di Udine, Archivio di Stato di Udine) sia familiari, tra cui il fascicolo di italianizzazione della nonna del fotografo durante il periodo fascista. Questi materiali sono stati messi in dialogo con la consultazione di fondi e collezioni presso i musei territoriali (Malborghetto, Resia, Torre, Valli del Natisone, SMO – Slovensko Multimedialno Okno), che conservano oggetti, fotografie e testimonianze della cultura materiale e immateriale delle comunità locali.

Accanto ai materiali documentari, il progetto ha valorizzato la tradizione orale, raccogliendo testimonianze dirette di abitanti del territorio e leggende popolari legate al paesaggio alpino, interpretate come strumenti epistemologici per comprendere i processi di trasmissione culturale.

Dal punto di vista operativo, la ricerca ha previsto l’uso integrato di diversi linguaggi visivi:

  • fotografie di grande formato, per osservare il paesaggio come spazio di stratificazione storica e simbolica;
  • riproduzioni di documenti d’archivio, per connettere memoria privata e storia collettiva;
  • riprese video notturne realizzate in collaborazione con la Guardia Forestale, mediante telecamere installate in aree montane ad alta quota (2.200 m) nella zona dei Tre Confini, per documentare la presenza animale come elemento liminale e sfuggente del paesaggio culturale.

Il metodo ha quindi combinato raccolta di fonti, osservazione sul campo e sperimentazione artistica, in linea con un quadro teorico che si richiama agli studi di Achille Mbembe sull’archivio, di Ariella Azoulay sul potenziale delle immagini, di Jacques Derrida sulla consignazione e di Michel Foucault sui dispositivi di potere.

Questa metodologia ha consentito di restituire un racconto plurale e non lineare, capace di intrecciare archivi, testimonianze orali e materiali visivi in una narrazione corale che riflette la complessità della memoria di confine.

Davide Degano (1990) è un artista visivo il cui lavoro indaga come le immagini plasmino la memoria, l’identità e l’immaginario collettivo. Rifiutando l’idea della fotografia come documentazione neutra, la considera invece un luogo di tensione tra realtà e finzione, visibilità e rimozione, utilizzando archivi, fotografia di grande formato e video notturni per interrogarsi su ciò che viene ricordato e ciò che viene silenziato. I suoi progetti mettono in discussione la pratica documentaria convenzionale, combinando l’elaborazione classica dell’immagine con approcci multidisciplinari che aprono spazio a contro-narrazioni.

Ha conseguito la Laurea in Arti Visive presso la Royal Academy of Art (KABK) de L’Aia, dove ha ricevuto una menzione d’onore al Paul Schuitema Award, e un Master in Fotografia presso la KASK – Royal Academy of Fine Arts di Gand, dove il suo lavoro di diploma è stato premiato con il Fonds Roger De Conynck Prize. Ha sviluppato un interesse costante per i territori di confine, geografici e simbolici, intesi come spazi in cui le narrazioni dominanti si incrinano e possono emergere immaginari alternativi.
Il suo lavoro è stato presentato a livello internazionale, tra cui Fotografia Europea (Reggio Emilia), Encontros da Imagem (Braga) e Biennale Rencontres Photographiques de Guyane.
Il suo primo libro fotografico, Sclavanie (Penisola Edizioni, 2022), è stato seguito da Romanzo Meticcio, vincitore del Liquida Grant e pubblicato da Artphilein Editions nel 2024 in collaborazione con Associazione Constraint ETS-Spazio35.

Dujak: studio etno-fotografico sul multiculturalismo di confine in Friuli Venezia Giulia è un progetto organizzato da Associazione Constraint ETS Spazio35 in partnership con con la Comunità di Montagna Canal del Ferro e Val CanaleMuseo Etnografico Palazzo Veneziano di Malborghetto, Camera Austria di Graz e Kulturni Center Lojze Bratuž di Gorizia. Dujak è reso possibile grazie al contributo della Regione Friuli Venezia Giulia #iosnofvg e al sostegno della Tipografia Marioni tramite Art Bonus-Regione FVG.

Testi tradotti in:

Spazio35 Udine coworking sala polifunzionale Friuli Venezia Giulia Borgostazione
Spazio35 Udine coworking sala polifunzionale Friuli Venezia Giulia Borgostazione

Dove siamo?

🚂 2 minuti a piedi dalla stazione dei treni (FS)

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🚌 Davanti alla fermata dell’autobus
(2 ,4, 5, 6, 10, 11, 14)

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(parcheggio della stazione 2 minuti a piedi, parcheggio del tribunale e parcheggio piazza Venerio 5 minuti a piedi)