Tempo di lettura: < 1 minuto

[huge_it_slider id=”6″]

 

Sorto sulle rovine del museo precedente distrutto da un terremoto dieci anni or sono, il Paracas Museum progettato da Sandra Barclay e Jean Pierre Crousse marca le porte della Riserva Nazionale di Paracas, a sud di Lima in Perù. Il nuovo progetto si ispira a quello precedente, ritrovando rigorosità e compattezza geometrica e orizzontalità del volume. Ciò che cambia sono i materiali ed i colori. Mentre l’edificio preesistente era costituito da una massiva facciata di pietra, quello nuovo esibisce una struttura in cemento a vista resistente alla salinità del deserto e pigmentato di un colore bruno-rossastro che consente un delicato inserimento del museo nell’arido paesaggio peruviano. Un muro blu della stessa intensità del cielo segna invece l’ingresso al sito espositivo. Una fila di quattro finestroni esposti a sud, oltre a contrassegnarne formalmente la facciata, vengono indicati come “dispositivi di correzione ambientale” in quanto gestiscono l’illuminazione naturale (mai diretta) e la ventilazione, in un contesto di non facile controllo climatico. L’impianto planimetrico, che a spazi stretti e labirintici intervalla spazi decisamente più ampi, è diviso in due parti da un corridoio che gli stessi progettisti definiscono una “frattura” in corrispondenza della quale i volumi dei cannocchiali subiscono uno slittamento rispetto al proprio asse, reinterpretando così la trama dei tessuti colorati tradizionali. Gli interni, che oltre agli spazi espositivi ospitano dei laboratori e aule conferenze, sono bianchi a meno della pavimentazione in cemento levigato la cui vibrazione sotto l’effetto della luce rimanda alle dune scolpite dal vento nonché alle stesse ceramiche precolombiane esposte nel museo.

Articolo a cura di Damiano Mesaglio
Foto di: Jean Pierre Crousse

Questo articolo fa parte della rubrica metroquadro, la rubrica di Constraint dedicata all’architettura. Clicca qui per saperne di più!