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A cavallo tra Italia e Slovenia, nel cuore della fertile regione vitivinicola del Collio friulano, s’incontra un piccolo edificio realizzato da Alessandro Verona, architetto udinese. Un padiglione a servizio di un’azienda vinicola con funzione di ricovero e deposito degli attrezzi agricoli.
L’edificio si presenta come un parallelepipedo posato a terra in cui l’unico accenno al movimento è dato dalla grande finestra inserita in un riquadro aggettante libero, che sembra voler offrire un intimo giaciglio protetto per una seduta o un breve riposo dal duro lavoro nelle vigne: questo cannocchiale inquadra i Sacrisassi, da cui il nome del vino prodotto, mentre dall’interno si presenta come un quadro in continuo movimento, che cattura la dinamicità dell’ambiente naturale che avvolge l’intervento.
Nel lato opposto, la piccola rimessa si distingue per l’emergenza verticale costituita dalla canna fumaria che, quasi a controbilanciare lo sbalzo quadrato, rimanda ai campanili che punteggiano l’intorno. Il progetto si distingue senza dubbio anche per l’alta sensibilità materica che mette in gioco. I paramenti murari sono rivestiti da un intonaco pigmentato ricco di irregolarità che riprende il colore della terra marnosa del luogo, mentre i vetri non consentono di sbirciare all’interno, riflettendo tutto ciò che circonda il padiglione.
L’ingresso, un portone scorrevole protetto da una piccola pensilina, è invece rivestito da una serie verticale di assi di legno non trattato: la costante azione atmosferica modifica così continuamente le proprietà naturali del legno che muta nel suo aspetto esteriore e sempre più consente all’artificio architettonico di inserirsi perfettamente nel morbido e naturale paesaggio agricolo friulano.

Articolo a cura di Damiano Mesaglio
Foto per gentile concessione di: Massimo Crivellari