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Il progetto, nato dalla collaborazione di diversi studi e comunità, tra cui SelgasCano di Madrid e helloeverything di New York, intende ridare speranza a uno dei quartieri più poveri del mondo, ubicato in una baraccapoli di Nairobi in Kenya, la città più grande dell’Africa orientale. La nuova Kibera Hamlets School sostituisce la scuola preesistente, aumentandone sensibilmente la qualità e proponendosi come nuovo spazio pubblico per l’intero quartiere. La scuola è protetta da lastre ondulate in policarbonato trasparente che danno forma a una superficie sfaccettata sorretta da una struttura fatta con tubi innocenti colorati; le otto aule disposte su due livelli sono confinate da semplici pannelli in legno mentre i parapetti sono sostituiti da efficaci reti agganciate alla vivace struttura derivata dal mondo della cantieristica. Gli elementi ondulati che caratterizzano formalmente l’intervento rimandano alle lamiere arrugginite di cui sono fatte le malsane baracche del quartiere, integrando così il progetto nel poverissimo contesto ed evitando una banale ricerca espressiva che non avrebbe comportato altro che un avvilente aumento nella percezione dello scarto tra la qualità abitativa dello slum e quella della nuova scuola. Costruita inizialmente all’esterno del Louisiana Museum di Copenaghen come installazione che ne verificasse la fattibilità del progetto, la scuola gode della presenza di servizi igienici, di una cucina comune e di uno spazio gradonato che funge da spalto ed auditorium. L’intervento è così riuscito a dare alla comunità locale afflitta dalla povertà e dall’insalubrità dei luoghi che vive uno spazio di qualità, garantendo un costo minimo e un enorme semplicità realizzativa.

Articolo a cura di Damiano Mesaglio
Foto per gentile concessione di: Iwan Baan

Questo articolo fa parte della rubrica metroquadro, la rubrica di Constraint Magazine Udine dedicata all’architettura!